Tornavento |
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Ben presto attorno a questa torre sorsero delle case e nel 1263 in loco Tornavento abitava un Lamperti. In un atto del 1465 del notaio lonatese Stefanino Cane, con cui i fratelli della Croce affittavano ai fratelli Perotti campi, prati e boschi di Tornavento, è menzionato un terreno nella valle del Ticino subtus Castellatium, cioè che stava sotto il Castellazzo. Questa struttura poteva fungere da punto di riferimento utilissimo per chi, navigando con barca o barcone sul Ticino, fiume ancora rapido e vorticoso in questo tratto, voleva essere avvertito che era prossimo l'imbocco del Naviglio. Tuttavia vi sono indizi seri per un'origine romana di Tornavento: all'inizio del percorso tra i boschi che conduce all'antica dogana Austro-ungarica, sono stati trovati dei blocchi di laterizi che provengono da abitazioni romane presumibilmente del II secolo a.C. Il 22 giugno 1636, nei dintorni di Tornavento, fu combattuta nell'ambito della Guerra dei Trent'Anni una sanguinosa battaglia tra le truppe del re di Spagna (signore del milanese in quanto Duca di Milano), capitanate dal governatore marchese di Leganés, e un esercito francese, alleato dei Piemontesi e comandato dal maresciallo di Créquy, che lasciò circa 2000 morti nella brughiera. Una cronaca dettagliata di questo fatto d'armi si trova narrata diffusamente nell'Historia d'Italia di Girolamo Brusoni, edita nel 1656. Ogni anno l'evento è ricordato con una rievocazione storica . Tornavento è cresciuto intorno alle proprietà terriere dei nobili Parravicino, praticamente padroni dell'intero centro abitato, come testimonia la Villa Parravicino che oggi si apre sull'omonima piazza. Essi investirono molti fondi per la crescita del villaggio da punto di vista agricolo, industriale e sociale del paese. L'ingegner Ippolito Parravicino fu anche sindaco di Lonate Pozzolo dal 1875 al 1877. Il territorio di Tornavento comprende una parte della valle del Ticino, che rappresenta un vero e proprio museo all'aperto di tecnologia idraulica realizzata in epoche differenti. La piazza Parravicino , su cui si apre la parrocchiale di Sant'Eugenio, è stata ristrutturata nel 1997 e vi è stato edificato un belvedere, dal quale è possibile vedere gli innumerevoli corsi d'acqua che rigano il territorio: i canali Villoresi e Industriale, la Gora Molinara, il ponte in ferro sul Ticino, l'inizio del Naviglio Grande con la Casa della Camera, la paladella in granito che divide l'acqua del fiume in due parti: a sinistra l'imbocco del canale, a destra la "Bocca di Pavia" per la quale si proseguiva la navigazione sul fiume. Da lì è visibile anche la Cascina Castellana, dalla quale nell'Ottocento partiva una barca-corriera per il trasporto di persone fino a Milano Porta Ticinese. Lungo la scarpata che da piazza Parravicino porta al fiume Ticino era stata edificata nell'Ottocento l'ingegnosa Ferrovia delle Barche (Ipposidra) ideata da Carlo Cattaneo per sollevare le stesse dal Naviglio al pianalto e da lì trasportarle su vagoni trainati da cavalli per 17 chilometri sino a Sesto Calende, con notevole risparmio di tempi e di fatiche rispetto ai modi prima in uso per risalire il Ticino. Cessò la sua attività nel 1865, a seguito della costruzione della ferrovia Milano-Arona. Per via della presenza del ponte in ferro sul Ticino, il paese ha subito martellanti bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, cui il ponte ha resistito miracolosamente. Essi lasciano strascichi anche oggi, poiché negli ultimi venti anni il paese è stato evacuato almeno tre volte per ritrovamenti di ordigni bellici lungo il fiume. Nel 1998 Piazza Parravicino viene sottoposta a una ristrutturazione totale. Il progetto, a cura dell'ing. Ferrario, ne ha fatto una delle piazze più suggestive della zona, con una vista unica sulla sottostante valle del fiume Ticino e una panoramica sulla catena delle Alpi che spazia dal massiccio del Monte Rosa alle cime del Monviso.
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