Eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro


Leggiuno Santa Caterina
Foto di Antonella Martinelli


L'Eremo di S. Caterina è uno dei luoghi più suggestivi della provincia di Varese e dell'intero Verbano. Posto a strapiombo sul lago Maggiore, ad una altezza di 18 metri, è raggiungibile con due scalinate: 80 gradini dall'approdo a lago e 267 dal parcheggio delle Cascine del Quiquio.

Narra la leggenda (pur testimoniata da uno scritto del 1593 di Antonio Giorgio Besozzi) che un tale Alberto Besozzi di Arolo, scampato a un naufragio per intercessione di Santa Caterina d'Alessandria, nel 1170 si ritirasse in preghiera e meditazione in una grotta sulla scogliera del Sasso Ballaro, allora raggiungibile unicamente via lago. Nel 1195, i suoi concittadini, per ringraziarlo di aver posto fine all'epidemia di peste con le sue preghiere, ne esaudirono il desiderio di edificare un sacello simile a quello che sul Monte Sinai custodiva le spoglie di Santa Caterina.

Il pio eremita morì il 3 Settembre 1205 e venne sepolto vicino alla Cappella di Santa Caterina, che ben presto divenne meta di pellegrinaggi. Tanto che nel 1270 venne eretta dalla popolazione di Ispra, liberata dai lupi, una seconda cappella dedicata a Santa Maria Nova.

Le uniche informazioni certe sulla presenza di religiosi, risalgono al 1301, allorché Pedrazino e Ardizino del Conte, nobili di Intra, donarono dei terreni per l'erigenda chiesa di S. Nicolao, confidando nelle preghiere dei frati della "domus de Saxobalaro".

Il primo priore che si conosce è "frater Gasparus de Rogiatis", il cui nome è ancora leggibile, scolpito all'ingresso dell'aula capitolare, che nel 1334 adotta la regola degli Eremiti Agostiniani. Nel 1379 la comunità, falcidiata dalla peste e ridotta a un solo frate, si aggrega agli Eremitani di S. Ambrogio ad Nemus di Milano. A loro si deve l'aver riunito in un unico edificio le tre cappelle esistenti. Nel 1535 il corpo del beato Alberto venne ritrovato ancora intatto.

Attorno al 1514 furono costruiti, vicino all'orto dei Carmelitani, dei locali per offrire ospitalità ai pellegrini. In quel tempo vigeva la riforma tridentina e la presenza di donne nel monastero, anche se in pellegrinaggio, fece scattare la scomunica. Solo nel 1574 S. Carlo Borromeo venne autorizzato da papa Gregorio XIII a toglierla, imponendo la costruzione, in quattro mesi, di una strada che collegasse il fondo della chiesa a Reno, così che le pellegrine potessero raggiungere la chiesa senza attraversare il monastero. Questo sentiero fu però travolto da una frana nel secolo scorso e la popolazione di Leggiuno provvide a realizzare, in sostituzione del vecchio sentiero, l'attuale scalinata di 267 gradini.

Leggiuno Santa Caterina
Foto di Filomena Spera

Allorché nel 1643 Urbano VIII soppresse l'ordine degli Eremitani di S. Ambrogio ad Nemus, il monastero passò alla commenda di S. Maria in Pertica di Pavia. In questo periodo (inizio sec. XVII) si staccarono dalla rupe cinque massi di circa due tonnellate che miracolosamente rimasero sospesi nel vuoto, impigliati nelle struttura della cappella del beato Alberto (da allora detta "cappella dei sassi"). Restarono in quella posizione per due secoli, finché nel maggio 1910 si adagiarono al suolo, senza provocare danni. Vi rimasero sino al 1983, quando vennero rimossi durante dei lavori di restauro.

L'eremo venne ceduto nel 1648 ai Carmelitani riformati di Mantova che lo occuparono sino al 1770, anno in cui Maria Teresa d'Austria, ratificando le prescrizioni che esigevano la soppressione delle case religiose con meno di 12 religiosi, ne decretò la chiusura. L'eremo passò così in proprietà alla chiesa prepositurale di S. Stefano di Leggiuno. Privato di ogni bene, il monastero era destinato all'abbandono, nonostante gli sforzi dei prevosti di Leggiuno. Nel Gennaio 1914, il Regio Ministero lo dichiarò monumento nazionale e nel 1970 venne acquistato dalla Provincia di Varese, che iniziò i lavori di restauro e di consolidamento. Nel 1986 tornarono i Domenicani e oggi l'eremo è abitato da Padre Roberto Comolli, monaco carmelitano, e guida spirituale di alcuni oblati laici di San Benedetto che vi risiedono in modo permanente.

L'eremo è composto da tre nuclei distinti: il convento meridionale, il conventino e la chiesa.
Dal portone d'ingresso si accede al convento meridionale, una volta adibito ad alloggio per i pellegrini, e si percorre un portichetto ad archi e colonne con stupenda vista sul lago e sulle isole Borromee. Attraversato un cortiletto con un torchio del 1759, utilizzato per la spremitura di olive e uva, si giunge al conventino, con il portico affrescato con ciò che resta di una danza macabra e con l'antica cucina e il refettorio. Nel piazzale antistante la chiesa, una grande fenditura nella roccia è stata trasformata, nel 1915, in grotta di Lourdes, per tener fede a un voto alla Vergine del prevosto Besozzi di Leggiuno per la cessazione della guerra.

La chiesa con il suo campanile trecentesco, racchiude in sé la Cappella di S. Nicolao, la Cappella di S. Caterina, la Cappella di S. Maria Nova, la cappella dei sassi, l'originale sacello e la grotta del beato Alberto con il vecchio ingresso, scandite dai diversi livelli delle volte e della pavimentazione. Le volte e le pareti a monte sono riccamente affrescate con opere di Giovanni Battista Advocatis di Milano e di Giovanni Pietro Crespi da Busto Arsizio. Nella cappella del Beato Alberto, una teca raccoglie le spoglie del Beato, racchiuse in un cuscino, mentre lo scheletro in legno è del 1700.

Leggiuno Santa Caterina
Foto di Antonio Rana

Ai fianchi dell'altare sono raffigurate la Beata Caterina da Pallanza e la Beata Giuliana da Verghera, fondatrici del monastero del Sacro Monte di Varese che adottò la regola degli Eremitani di S. Ambrogio ad Nemus.

Nel 1999 la Provincia di Varese ha acquistato anche le soprastanti Cascine del Quiquio, con l'intento di ricavarne degli spazi per i numerosi turisti e pellegrini che ogni anno si recano a visitare l'Eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro.

Ghiaccaia del Quiquio
Ghiacciaia alla Cascina del Quiquio


Foto di Candido Quatrale

Leggiuno Santa Caterina
Foto di Antonella Martinelli

Leggiuno Santa Caterina
Foto di Gian Piero Brucato