Isolino Virginia

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L'Isolino visto dal Forte di Orino
Foto di Giovanna Maffioli

L'Isolino, dalla caratteristica forma triangolare, spunta dal Lago di Varese a pochi metri dalla riva occidentale del lago, in territorio di Biandronno. Di grande valenza archeologica e ambientale, lo si ritiene di origine artificiale, imputabile all'accumularsi nei secoli dei vari sedimenti di villaggi palafitticoli.

Tranne la zona di attracco delle barche che vi trasportano visitatori in cerca di tranquillità e il vicino ristorante, l'intera isola (9200 mq) è ricoperta da una fitta vegetazione, sicuro riparo per i numerosi animali selvatici che vi circolano indisturbati.

Il tarabusino, la folaga, lo svasso maggiore e la gallinella d'acqua si riparano dagli sguardi dei visitatori tra i lunghi rami degli enormi salici che ornano le rive. Querce, ontani neri, Taxodium Distichum, con le loro radici sporgenti, ninfee, pungitopo, fitti canneti offrono riparo alle varie specie di uccelli che crescono liberamente in questo ambiente incontaminato
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Foto di Paolina Paperino

Conosciuta nell'antichità con il nome di Isola di San Biagio, venne acquistata nel 1822 dal duca Pompeo Litta, che volle chiamarla con il nome della moglie, Camilla. La già ricca vegetazione dell'Isola Camilla venne da lui infoltita con pioppi, pini, frassini, abeti.

Nel 1878 cambiò nuovamente proprietario e nome, prendendo quello della moglie di Andrea Ponti, marchesa Virginia Ponti Pigna.


Isolino Virginia
Foto di Cristina Tombini

Ricerche compiute negli anni attorno al 1860 dall'abate Antonio Stoppani rivelarono la presenza di un insediamento preistorico. Poco alla volta venne alla luce uno dei più importanti insediamenti palafitticoli della preistoria (3500 a.C.). Vennero rinvenute lamelle in selce e ossidiana, manufatti in quarzo ialino, tranciati trasversali tardo neolitici e una serie di cuspidi di freccia.

Nel 1981 una eccezionale siccità ha abbassato il livello del lago e rivelato una complessa struttura lignea, proprio di fronte alla banchina del ristorante.

Nella villetta eretta dai Ponti nella seconda metà dell'Ottocento, oggi sede del Museo Ponti all'Isolino, è conservata parte della raccolta di reperti rinvenuti sull'isola. Il restante materiale archeologico è esposto nei Musei Civici di Varese.

Dal 1962 l'Isolino Virginia è di proprietà del Comune di Varese, cui è stato donato dal marchese Gian Felice Ponti.

Dal 27 Giugno 2011 è nella Lista "Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino" del Patrimonio mondiale dell'UNESCO.

Da Giugno 2017 l'Isolino è collegato al Lido della Schiranna con un battello elettrico, Stradivari, studiato appositamente per navigare sul Lago di Varese.



Museo Archeologico
Foto di Cristina Gallo

Da Rivista della Società Storica Varesina - fascicolo 1 - luglio 1953

LE RICERCHE PREISTORICHE DELL'ISOLINO VIRGINIA (VARESE)

L'eccezionale siccità dello scorso inverno ha provocato un notevole abbassamento del lago di Varese. Lungo le rive dell'Isolino Virginia presso Biandronno sono venuti alla luce moltissimi pali della palafitta preistorica. Nel breve spazio di una cinquantina di metri se ne contavano più di 150. La maggior parte di questi era infissa verticalmente, altri invece poggiavano in linea orizzontale, Dalla parte Nord a circa ventun metri dall'attuale sponda e alla profondità di circa cm. 80 dal pelo deile acque, si potevano vedere molti travotti orizzontali come in un disordinato traliccio. Abbiamo avuto così la prova che la palafitta era molto più vasta dell'attuaIe Isolino. Già i sondaggi del 1950-1951 e gli scavi regolari del 1952 avevano dimostrato che l'Isolino era tutta un'unica palafitta che poggiava parte su un bassofondo e parte sui bordi del lago quando questo, in tempi preistorici, era più basso dell'attuale livello.

Facciamo qualche anticipazione sui risultati recentemente ottenuti. Il materiale recuperato è considerevole e testimonia una lunga frequentazione umana. Abbiamo potuto notare nel punto preso in esame, a sud dell'Isolino, tre stratificazioni diverse, tutte appartenenti all'eneolitico, mentre ne deve esistere una quarta delI'età del bronzo, i cui resti sono bene rappresentati nelle collezioni del Museo di Varese, e che finora non abbiamo trovato nello scavo in parola.

Lo strato più antico è quello che contiene i resti lignei della palafitta distrutta da un'incendio. Alcuni pali presentane estese bruciature e moltissimi sono i carboni anche di notevoli dimensioni. In questo strato che è torboso si trovano numerose punte di osso, alcune delle quali portano ancora tracce di una materia a cui aderiscono fibre legnose, Si tratta certamente di cuspidi di frecce innestate su aste di legno.

Lo strato successivo soprastante è costituito da sabbie, che dato l'andamento irregolare del terreno, furono con ogni probabilità, portate insieme a grosse pietre per elevare il terreno nei periodi di piena. In questo secondo strato fu trovato un focolare composto da sei pietre disposte a semicerchio ancora imbibite di sostanze grasse nerastre e frustoli di carbone. Questo strato contiene una ricchissima industria microlitica che ricorda la civiltà mesolitica tardenaisiana. Tra i pezzi più importanti sono apparsi tre percussori di selce, molto usurati e fissati ad ossa lunghe per mezzo di un mastice.

Sopra questo strato sabbioso, ne esiste un terzo costituito da un terriccio nerastro grasso (Humus) ricco di una industria di piccole e medie scheggie di selce, molto ritgcate, Un'industria simile è stata trovata nella Francia meridionale (Dronne, Charente id.) La ceramica è abbondantemente presente in tutti gli strati.

Lo studio delle industrie dei tre strati ha permesso di ricostruire la successione esatta, cosicchè molti pezzi giacenti presso il Museo Civico di Varese e che erano stati recuperati senza ordine stratigrafico, potranno essere meglio divisi ed assegnati al loro giusto livello. Ci auguriamo che gli Enti e le persone che così generosamente hanno collaborato a queste ricerche tra cui dobbiamo segnalare il Comune di Varese, il Marchese Ponti e la Soprintendenza alle Antichità, ci siano a fiarico anche per l'avvenire, perche I'Isolino di Varese, è una fonte inesauribile di materiale preistorico e di gradevoli sorprese.

Carlo Maviglia