Varese - Centro storico

L'accesso all'antico borgo, cresciuto nell'ansa del torrente Vellone e protetto da mura, avveniva attraverso sei porte: la porta Rezzano (in fondo a Corso Marcobi, collegava con Santa Maria del Monte), la porta Regondello (nei pressi della Cavedra), la porta di San Martino (vicino alla chiesa), la porta Milano (in contrada Pozzovaghetto), la porta della Motta e la porta Campagna.

Passeggiando per le vie del centro, con le pavimentazioni lastricate su cui si affacciano palazzi, edifici storici e chiese, si ripercorre la storia che ha delineato la Varese dei nostri giorni.

Da Palazzo Estense si raggiunge Piazza Monte Grappa, anticamente Piazza Porcari, dove convergono le principali vie della città: Corso Aldo Moro, Via Volta e Corso Matteotti. Caratterizzata da architetture del periodo fascista, è dominata da una torre squadrata (la Torre Civica), realizzata su progetto dell'architetto Loreti (1929). Al centro trova posto la fontana, richiamo alla cultura classica.

A breve distanza da Piazza Monte Grappa, tra Via Volta e Via Aldo Moro, sorge la Chiesa di San Giuseppe, edificata come Oratorio nella contrada varesina di Pozzovaghetto, nel 1504. Presenta una raffinata facciata, rifatta nel 1725 dallo Speroni. L'interno è arricchito da preziosi decori; gli affreschi seicenteschi sono di Giovan Battista Del Sole (1658). Tra i legni intagliati dell'iconostasi vi è una pregevole statua lignea della Madonna del 1617. Le pareti del coro furono affrescate da Giovanni Battista Ronchelli (Cabiaglio, 1715–1788); nella parete centrale del coro si trova una bella tela della prima metà del Seicento, attribuita a Giulio Cesare Procaccini. La volta del coro fu invece affrescata da Melchiorre Gherardini (1607–1675).

Da Piazza Monte Grappa si imbocca Corso Matteotti, “il Corso”, anticamente la via principale del borgo, ora zona pedonale con numerosi caffé ed eleganti negozi, edifici antichi del Sei-Settecento ben conservati, con portici posati su architrave.

Percorso un centinaio di metri si giunge in Piazza Podestà al centro della quale si trova il monumento al Garibaldino (copia in bronzo dell'originale di Luigi Leone, in pietra grigia, conservato nella ex Caserma Garibaldi). Sempre sulla piazza, a sinistra, si trova il Palazzo del Pretorio, edificio del 1570 che fu sede del Municipio fino al trasferimento a Palazzo Estense (1882). Alle spalle del monumento sorge Palazzo Biumi, appartenente ad una delle famiglie più antiche di Varese, con balconcini in ferro e cortile porticato. Attraverso un andito lastricato, si entra nella corte interna (il “Broletto”), sede del mercato delle granaglie.


Palazzo Biumi
Foto di Antonella Bonora

Proseguendo lungo Corso Matteotti, al numero civico 52 si trova casa Perabò e al 53, si apre il portale del Convento di Sant'Antonino, che porta al chiostro porticato ad archi, retti da colonne binate. Il complesso, un convento di monache benedettine trasferite a Varese nel 1571 da San Carlo Borromeo e soppresso nel 1786 dall'Imperatore Giuseppe II, venne acquistato da Pietro Veratti che ne fece la sua dimora. Sul lato posteriore, lungo l'attuale Via Veratti, sorgeva il refettorio delle monache, oggi Sala Veratti, riccamente decorato da affreschi del pittore varesino Pietro Antonio Magatti.


Chiostro di Sant'Antonino
Foto di Cristina Tombini

Corso Matteotti sbocca in Piazza Carducci, su cui affaccia il seicentesco Palazzo Comolli, con porticato decorato da affreschi mitologici. Percorrendo Via San Martino, una delle vie più antiche della città, che ha incastonata nel selciato una lapide a segnalare l'antico confine del borgo, si arriva in Piazza Cacciatori delle Alpi.

Sulla piazza si affaccia il Tribunale, realizzato da Morpurgo nel 1929, mentre sulla destra sorge la Chiesa di San Martino, appartenente a un convento benedettino demolito per realizzare la piazza e il palazzo del Tribunale. Esternamente l'edificio non presenta particolari rilevanti, tranne il bel portale cinquecentesco in pietra, sovrastato dallo stemma della famiglia Orrigoni. L'interno è composto da un'unica aula con volta inquadrata dalle architetture dipinte dei fratelli Giovannini. Al centro della volta si trova l'affresco raffigurante la “Gloria di San Martino”, opera del giovane Magatti. Ai due lati contrapposti della navata vi sono gli affreschi di Francesco Maria Bianchi: a sinistra, il martirio di San Lorenzo, e, a destra, il martirio di San Bartolomeo.

Da Piazza Cacciatori delle Alpi, tramite Via Dandolo, si può raggiungere Piazza della Madonnina di Biumo Inferiore, dove si trova il Santuario della Madonnina in Prato.

Da Piazza Carducci, percorrendo Via Albuzzi, si raggiunge il vicolo Perabò. Sulla sinistra, sopra un portone, si può ammirare una finestra in cotto della seconda metà del XV secolo, raro esempio del maturo gotico lombardo.


Casa Perabò
Foto di Rita Altea

La finestra in cotto di casa Perabò
Foto di Elisabetta Mezzatesta Lucà


Stemma di Casa Perabò nell'acciotolato del cortile
Foto di Rita Altea

Proseguendo lungo via Albuzzi si giunge in Piazza San Vittore, con laBasilica di San Vittore Martire, chiesa principale della città di Varese. Alle sue spalle 'il Bernascone' e il Battistero di San Giovanni.

Percorrendo Piazzetta San Lorenzo, sulla sinistra di Piazza San Vittore, si giunge a Piazza San Lorenzo, dove nella prima metà del XV secolo fu costruita la chiesa che dà il nome alla piazza. Della chiesa, oggi accorpata a un moderno edificio, rimane il presbiterio, segnalato da una serie di archetti ciechi in cotto intrecciati e da un cornicione in cotto con motivo a dente di sega.

Tornando in Piazza Monte Grappa, si imbocca Via Manzoni, un'importante arteria di portici sotto i quali sorgono numerosi negozi. Da qui si può girare a destra, in Via Bernascone, dove si trova un interessante palazzo in stile Liberty (1925).


Foto di Rosanna Carbone

Proseguendo per questa via, si raggiunge Via Carrobbio; svoltando a sinistra, si raggiunge Piazza della Motta, in passato situata all'esterno delle mura. Qui, sin dal Medioevo, ogni lunedì si teneva il mercato cittadino e, annualmente, quello dei cavalli. Sulla piazza sorge la Chiesa di Sant'Antonio alla Motta. L'edificio attuale è un rimodernamento operato da Giuseppe Bernasconi, a partire dal 1593. La facciata è molto sobria; l'interno, invece, è decorato con affreschi Rococò, realizzati da Giovan Battista Ronchelli di Cabiaglio, che seguono le inquadrature architettoniche di Giuseppe Baroffio del 1756, ripetendo lo schema tradizionale iconografico della cupola che si apre verso il cielo. Al centro c'è una statua in legno del Seicento di Sant'Antonio Abate, mentre nelle nicchie dell'aula vi sono quattro santi anacoreti in terracotta, realizzati forse da Francesco Silva e Dionigi Bussola tra il 1613 e il 1623. Alle pareti sono appese numerose tele come: la “Madonna con San Carlo Borromeo” di Giovan Lanfranco (1610 ca.), posta sulla controfacciata, la “Madonna di Loreto con i SS. Marta e Agostino”, dislocata sulla parete destra, sopra un confessionale intagliato da Bernardino Castelli. La tela è del 1583 e fu dipinta da G.B. Trotti. Nella cappella di sinistra è posto l'antico altare maggiore sopra il quale spicca una tela raffigurante l'«Adorazione dei Magi», di un anonimo, della fine del Cinquecento o inizi Seicento. Il 17 gennaio si svolge la festa di Sant'Antonio Abate; la notte della vigilia, secondo l'antica tradizione popolare, le autorità cittadine accendono il falò di Sant'Antonio Abate.

Nei pressi della Chiesa di Sant'Antonio alla Motta, in cima al Colle Mirabello, denominato così per la suggestiva vista che offre sul lago e sulla catena alpina, sorge Villa Mirabello. L'edificio fu eretto alla fine del Seicento, poi fu riedificato nel XVIII e nel XIX secolo. Nel 1843 la villa fu rinnovata in stile inglese e dotata di un ampio parco. Dell'antica costruzione rimane solo l'Oratorio della Beata Vergine Addolorata, progettato nel 1767 da Giuseppe Veratti, architetto varesino. Il parco che circonda la villa costituisce un'unità unica con quello di Palazzo Estense ed è per questo motivo che, nel 1949, il Comune decise di acquistarlo. Il parco è in stile inglese e contiene numerosi esemplari arborei di grande bellezza, come il secolare cedro del Libano, un acero giapponese, un libocedro, imponenti platani e castani; qui si trova anche un delizioso boschetto di magnolie ed uno di rosse camelie. La villa è attualmente sede dei Musei Civici di Varese.

 


Le due torri - il Bernascone e la Torre Civica
Foto di Elisabetta Mezzatesta Lucà