Diga del Panperduto

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Foto di Micaela Bagnolo


Tra chi di Somma e dintorni è solito andare in cerca di pace sull'alzaia del Ticino, sono certamente in molti a conoscere la diga del Panperduto.

Vi si può arrivare scendendo dalla frazione di Maddalena, oppure appunto percorrendo l'alzaia del fiume nel tratto immediatamente a valle della spiaggetta della Canottieri. Personalmente consiglio la seconda opzione, in quanto quel tratto di alzaia è chiuso al traffico, prestandosi quindi idealmente a quel genere di passeggiata rilassante e riappacificante di cui in fondo tutti noi abbiamo bisogno ogni tanto nella vita.

L'alzaia presenta ancora l'antico manto realizzato con ciottoli del Ticino, e passando proprio sotto al terrazzamento naturale del Belvedere riesce anche nella piena calura estiva a regalare un gradevole fresco e tanta quiete. Peccato solo per i miasmi derivanti dallo scarico di Càbagaggio, che proprio in quella zona sfocia nel fiume rendendo dissonante un accordo altrimenti perfetto!

Ticino Alzaia
alzaia del Ticino che collega la zona della Canottieri alla diga di presa del Panperduto
Photo by Andrea Perotti

La diga è bellissima, da levare il fiato, sembra uscita da una foto d'epoca, di sera poi con l'illuminazione artificiale è un tuffo al cuore, ma per quanto bella sia questa diga resta in realtà solo la copertina di un libro che non si può assolutamente non leggere. E' l'opera di presa del complesso idraulico, il primo tassello, e fermarsi lì sarebbe un peccato, ve l'assicuro. Dunque il mio consiglio è quello di proseguire. Dedicate all'ammirazione della diga il tempo che giustamente essa merita, ma poi andate avanti ed entrate in quel libro, non ve ne pentirete...

Diga Panperduto
diga del Panperduto al tramonto
Photo by Andrea Perotti

Superata la diga l'alzaia scende leggermente divenendo asfaltata, e passa proprio davanti all'edificio che un tempo ospitava i manovratori delle chiuse e le rispettive famiglie, quell'edificio è ora divenuto un ostello, parte di un progetto di riqualificazione dell'area a fine turistico.

Da qui in poi non stiamo più camminando in fianco al fiume, bensì alla conca di navigazione ed al bacino di calma (detto anche "di presa") del complesso idraulico del Panperduto.


alzaia asfaltata del bacino di calma del Panperduto
Photo by Andrea Perotti



la diga di presa vista dal bacino di calma del Panperduto
Photo by Andrea Perotti

Percorso anche questo tratto asfaltato dell'alazia si arriva ad una seconda diga, la diga di regolazione di Maddalena , la quale fa anche da ponte, nonchè da divisorio tra il bacino di calma ed i preziosi storici canali che dal suo ventre sgorgano.

La diga di regolazione, in mattoni rossicci lasciati a vista, è decisamente più anonima rispetto a quella di presa, non viene ammirata o fotografata quanto la sua antecedente, ma è lei in realtà il cuore del sistema, una silenziosa instancabile lavoratrice, che da oltre un secolo a testa bassa esegue il compito a lei affidato senza mai lamentarsene.

"Presa" & "Regolazione" .... due sorelle dal carattere diametralmente opposto, esibiziosista ed altezzosa la prima, timida ed umile la seconda, ma non possono fare a meno l'una dell'altra, lo sanno, per cui non gli resta altra soluzione che sopportarsi vicendevolmente dandosi le spalle...



la diga di regolazione di Maddalena vista dal Canale Industriale
Photo by Andrea Perotti


inizio dei canali visti da sopra la diga di regolazione
Photo by Andrea Perotti

Prima di salire sulla diga di regolazione vi invito a riflettere qualche minuto, onde comprendere appieno il valore di ciò che sta per venire a trovarsi sotto ai vostri piedi. Mi è infatti doveroso ricordarvi cosa rappresenti quest'opera idraulica per la storia dell'intera regione, e con quali immani sacrifici la si sia a lungo rincorsa e poi finalmente conquistata. Per dieci secoli Milano ha concentrato in quest'area enormi sforzi ed aspettative di vita, per la disperata necessità di poter sfruttare a fine irriguo le acque del Ticino. Secoli di scavi, tra Maddalena e Castelnovate, nel tentativo di creare una conca artificiale di derivazione delle acque del fiume, dalla quale poi far partire una rete di canali che portassero acqua non solo al milanese, ma anche a tutta quella gran parte di pianura lombarda che d'acqua era ai tempi assai carente.

Lavori più volte interrotti o spazzati letteralmente via dall'irascibilità del fiume, che durante alcune devastanti piene (memorabile soprattutto quella del 1177 che modificò in vari punti il percorso del fiume e rimodellò completamente la zona del Panperduto...) resettò quanto fin lì ottenuto dagli scavi in corso d'opera, vanificando gli sforzi profusi ed obbligando tutti a ripartire ogni volta da zero.

Con la possibilità di incanalare quell'acqua l'intera regione avrebbe potuto contare su una capacità di produzione agricola (e successivamente anche industriale ... perchè ricordiamoci che quando non esisteva l'energia elettrica era l'acqua ad azionare i macchinari...) ben maggiore, riuscendo così a far fronte a periodi storici di carestia e di estrema povertà che invece purtroppo causarono vere ecatombi.

Quanto pane in più si sarebbe potuto produrre? E quanti sforzi vanificati dalle devastanti piene del fiume? Da ciò deriverebbe l'appellativo di " Panperduto ", con il quale l'area attuamente occupata dal complesso idraulico veniva chiamata già da secoli prima della sua realizzazione.

Quando finalmente il 28 Aprile 1884 venne inaugurato il complesso idraulico del Panperduto, la qualità della vita in mezza Lombardia iniziò un processo di radicale miglioramento. L'accelerazione impressa allo sviluppo agricolo, industriale, commerciale, economico e quindi demografico della regione da parte di queste dighe fu notevole.

diga Panperduto
foto storica del complesso risalente al periodo dell'inaugurazione

Comprendendo tutto ciò, un vero sommese dovrebbe provare un forte senso di orgoglio camminando in questi luoghi, e sia chiaro: che un sommese sia un vero sommese sarà il suo cuore a dirglielo, non di certo un certificato di residenza...

A me piace poggiare gli avambracci sul parapetto che guarda verso valle, e restare lì giusto un paio di minuti ad osservare l'acqua sottostante che, guizzante e schiumosa, esce dalle bocche sommerse della diga di regolazione prendendo la direzione per Milano. Adoro farlo all'alba, soprattutto in inverno, quando non c'è nessuno e posso stare da solo con lei, io e "Regolazione", un momento di magica intimità. Fisso l'acqua arrabbiata, respiro a pieni polmoni quell'aria che di lei è piena, ed il petto mi resta sempre un po' più gonfio, lo sguardo un po' più fiero ... da vero sommese lo ritengo inevitabile ....

Per gentile concessione tratto da: http://ticinoriverpark.blogspot.it/2015/11/murin-da-scima-il-leggendario-mulino.html