Brebbia - Il ricciolo di Rosavita

 

 

Moltissimi anni fa, nella piccola Brebbia , un giovane architetto di nome Moallo si era perdutamente innamorato di Rosavita, la ragazza più bella della città. La sua pelle era bianca e lunghi riccioli neri le incorniciavo il bel visino. Un po' leziosa, un po' furbetta, desiderava che per lei gli uomini compissero grandi gesta romantiche.

A Moallo di certo non mancava la fantasia e, innamoratosi della giovane, propose a Rosavita di sposarlo solo nella chiesa che lui avrebbe costruito per lei. Rosavita, affascinata dall'impresa, accettò.
Moallo allora iniziò la costruzione di quella che poi sarebbe diventata la rinomata Chiesa di S. Pietro . Ogni mattina di buon ora iniziava a lavorare e tutto il giorno senza distrarsi martellava, costruiva, sudava!

Alla sera guardava il suo lavoro e soddisfatto tornava a casa, pensando che al matrimonio mancava poco. Ma per quanto Moallo si impegnasse, la costruzione sembrava però non terminare mai. Un giorno Moallo si accorse che i muri erano più bassi di come li aveva lasciati la sera precedente, le travi erano spostate. Com'era possibile? Senza scoraggiarsi, riprese a lavorare ancora più duramente. Ma il mattino seguente era di nuovo tutto smontato. Capì che qualcosa non andava. Di nuovo alzò i muri e fissò le travi, alla sera lasciò delle guardie a controllare la costruzione ma, nonostante la loro sorveglianza, la mattina dopo i progressi del giorno precedente non si vedevano più.

Chiamò altri architetti che lo aiutassero, un prete che benedisse la chiesa. Nulla di questo servì. Possibile che ci fosse lo zampino di Rosavita stessa? Che la giovane non volendo più sposarsi gli facesse adesso i dispetti? Impossibile! La sua bella Rosavita, di notte dormiva beata e sognava una vita felice con Moallo.
Moallo tormentato perse il sonno. In piena notte lo si vedeva passeggiare avanti e indietro sul ponte dell'Acqua nera. Pensava, ipotizzava, pianificava. Una notte uno straniero gli si avvicinò: “Conosco il tuo problema” gli disse. “Non c'è soluzione” rispose Moallo, “perfino il prete non è stato d'aiuto. Cosa puoi fare tu?” . “Lasciami tentare!” replicò allora lo straniero. Moallo era scoraggiato, non sapeva come fare, dubbioso allora chiese: “Perché vuoi aiutarmi? Cosa desideri in cambio?” . Lo straniero sorrise e con voce suadente disse: “C'è qualcosa che desidero in effetti. Che tu mi dia lavoro ogni volta che te lo chiederò” . Moallo era meravigliato da un desiderio così facile da esaudire e accettò prontamente.
Il mattino seguente Moallo si recò alla chiesa incompiuta, quello che vide lo lasciò a bocca aperta. La Chiesa di S. Pietro era finalmente completata . Perfetta in ogni dettaglio, pronta per il matrimonio dei giovani innamorati. Tutto il paese era in festa, tutti avviavano i preparativi per le nozze di Moallo e Rosavita.
Il giorno del matrimonio, il corteo procedeva verso la chiesa, ma tutt'a un tratto il misterioso straniero interruppe la processione, si avvicinò a Moallo e chiese lavoro.

Moallo lo accontentò: “Ara quel campo!” . Lo straniero si allontanò e ritornò dopo qualche minuto: “Dammi un lavoro” “Già fatto?” chiese stupito il promesso sposo. Corse verso il campo, e questo in effetti era già arato. Non fece in tempo ad assegnare un lavoro che lo straniero fu di ritorno pretendendone un altro. Moallo indaffarato continuava a cercare mansioni da affidare a quell'uomo, sembrava davvero indiavolato. Ma il diavolo non era lui, era proprio quello straniero che, non si sa come, portava a termine tutti i suoi compiti in men che non si dica.
Rosavita nel frattempo era arrivata in chiesa e, non trovando lo sposo, diventava sempre più impaziente. Giunge in soccorso di Moallo. La sua furbizia si mostrò presto: si strappò un ricciolo dalla sua testolina e lo porse all'amato: “Dai questo a quel demonio, digli di raddrizzarlo con i denti” . Moallo eseguì.

Passò qualche minuto e il diavolo non si vide. Moallo e Rosavita finalmente si sposarono . Le campane suonavano a festa, tutti festeggiavano. All'improvviso un gran baccano, una nuvola di fumo e qualche lampo: il diavolo scomparve e per la fretta di fuggire lasciò un buco nei muri della chiesa.

Si vede ancora quel buco, andate a vederlo se non ci credete. Si dice che il diavolo non sia riuscito a raddrizzare il ricciolo di Rosavita e sia ancora tutto intento a raddrizzarlo.

Ride ancora Rosavita, lei lo sa che dietro ogni leggenda c'è sempre un po' di verità: ogni riccio è un capriccio e nemmeno l'uomo più potente può nulla contro la tenacia delle donne.

da LagoMaggiore.net