Leggiuno - Il mercante di Leggiuno

 

 

Una notte di tanto tempo fa, pareva che tutte le forze della natura si fossero scatenate in quel tratto del Lago Maggiore: il cielo era colore dell'inchiostro, il lago era in burrasca, come mai si era visto prima. La tempesta era giunta improvvisa ed era di una tale violenza che anche una persona esperta del lago, come il mercante Alberto de' Besozzi, iniziò a nutrire qualche timore. Il ricco mercante aveva fama di usuraio e di imbroglione, ma sapeva trattare così bene con la gente che i i suoi affari andavano a gonfie vele. Non temeva certo gli uomini, e neppure credeva in Dio. Ma questa tempesta...

La sua barca era ingovernabile, in balia di onde altissime. La sua vita era in pericolo, la sua mercanzia, il suo denaro stavano per finire sul fondo del lago.

Il bagliore di un fulmine illuminò il promontorio del Sasso Ballaro ormai vicinissimo... la barca tra poco si sarebbe schiantata contro le rocce... un ultimo tentativo per raddrizzarla... e poi ... il suono delle campane!

Tutti i campanili delle due rive del lago suonavano a lenti e lugubri rintocchi l'Ave Maria delle tempeste.

Da quanto tempo non udiva più il suono delle campane? Si rivide fanciullo con accanto la mamma che recitava l'orazione delle tempeste, ricordò i suoi insegnamenti... Sconvolto, cadde in ginocchio sul fondo della barca e implorò Dio di perdonarlo per il male commesso, promettendo che se si fosse salvato si sarebbe dedicato esclusivamente ad opere di bene e di pietà.

Dio gli credette e mandò un raggio di luce a squarciare quel muro di tenebre. La tempesta si quietò, il vento diminuì, la sua barca si arenò senza danni sotto quella parete a strapiombo che tutti i naviganti evitavano perché si diceva fosse abitata dal Diavolo in persona.

Alberto de' Besozzi donò tutte le sue ricchezze ai bisognosi e si ritirò a vita solitaria in una grotta su quella rupe. Unico suo collegamento con l'esterno era il cestello che da un buco nella roccia, a precipizio sul lago, pendeva sulle acque e in cui i pescatori di passaggio depositavano del cibo. Così visse per venticinque anni, finchè nel 1195, una mattina, alcuni uomini raggiunsero il pio eremita e gli chiesero di pregare l'Onnipotente perché allontanasse dalle loro case la terribile epidemia di peste che così tante vittime aveva già fatto. In cambio, il Signore chiese che sulla rupe venisse eretta una piccola chiesa di dimensioni pari a quelle del sepolcro che custodiva i resti mortali di Santa Caterina sul monte Sinai. Iniziata la costruzione, la peste cessò.

Quando Alberto de' Besozzi morì in fama di santità venne sepolto vicino alla cappella di Santa Caterina. Cento anni dopo, in una nicchia venne ritrovato il suo corpo ancora intatto, come se il vecchio eremita stesse dormendo. Tutt'attorno aleggiava un profumo intenso di rose e muschio.