La Rasa


Rasa di Varese (più comunemente La Rasa) dista 7 km dal centro di Varese ed è situata interamente nell'ambito del Parco Regionale Campo dei Fiori, circondata dai monti Legnone e Pizzella, Chiusarella e Martica. Il nucleo antico sorge attorno alla chiesa di San Gottardo, mentre la parte nuova si sviluppa, per circa 1 Km., ai lati della provinciale Varese - Luino. Poco lontano dal borgo, c'é il Passo della Mottarossa, 565 m.s.m, il punto più alto raggiunto dalla strada provinciale n°62, che collega Varese con la Valcuvia.

Agli inizi del Novecento vennero alla luce in località "Riana" alcune tombe che lasciavano supporre l'esistenza di una necropoli. Il primo materiale rinvenuto andò perso e solo alcuni reperti, una lucernina e alcuni vasi, di fattura milanese, furono acquistati dal prof. Ludovico Pogliaghi e donati al Museo del Sacro Monte. Nel 1915, dei contadini che stavano abbattendo un castagno, rinvennero due tombe e in una di esse un vaso contenente una settantina di monete. Gli scavi successivi portarono alla scoperta di 42 tombe, di cui 11 a cremazione, e di numerosi reperti (monete, resti di armi, vasellame) oggi esposti al Museo Civico di Villa Mirabello.

La chiesa di San Gottardo, edificata sul finire del 1400 come Oratorio dedicato alla Madonna del Rosario e a San Gottardo, è il primo baluardo di una comunità locale a La Rasa, che all'epoca contava 60 abitanti. Nel 1796 venne ampliata con l'annessione di una piccola canonica ma nella seconda metà dell'800 risultò ormai troppo piccola per accogliere i fedeli che erano andati aumentando. Nel 1873 venne costruita la nuova chiesa, consacrata poi nel 1896 e dedicata a Santa Maria degli Angeli, che conserva l'affresco della Madonna col Bambino e un organo moderno del 1931, opera di Giorgio Maroni.


San Gottardo


Santa Maria degli Angeli

'Luci di Natale alla Rasa' è il primo mercatino natalizio della stagione - apprezzato e frequentatissimo ogni anno, che coinvolge case e cortili.


Foto di Manuela Gallazzi

Poco a nord del centro abitato ha le sue sorgenti il fiume Olona, nel parco di Villa Cagnola.

 

Villa Cagnola e il Villaggio scuola Sandro Cagnola

La villa - edificata alla fine degli anni Venti dall'imprenditore edile Albino Cagnola che curò anche la struttura del parco - divenne poi dimora del fratello, Amedeo Cagnola, famoso medico e docente universitario. Dopo la prematura scomparsa del figlio di Amedeo (Sandro Cagnola) l'intera proprietà venne donata nel 1938 al Comune di Milano, da destinare ad uso sociale per onorare la memoria del figlio Sandro.

La storia del "Villaggio Cagnola”, nato inizialmente per accogliere bambini che avevano subito i drammi della guerra e in seguito ragazzi in difficoltà, iniziò nel 1947. In quell'anno sorse a Milano il Comitato per l'infanzia e grazie a una convenzione con il Comune fu realizzato a La Rasa un villaggio per ragazzi. Dopo varie direzioni, nel 1952 giunsero al Villaggio Sergio e Rosina Rossi, che portarono nuove idee aprendosi alle esperienze più moderne. L'attività cessò nel 1963, circa due anni dopo la morte di Sergio Rossi che per anni, insieme con la moglie Rosina, ne era stato l'instancabile animatore.

Nel 2003 l'area venne acquisita dal Parco Regionale Campo dei Fiori, con l'intento di creare una struttura a supporto di attività ricreative, educative, scientifiche e di promozione. Hanno qui sede le Guardie Ecologiche Volontarie (GEV), il Consorzio Castanicoltori di Orino, Brinzio e Castello Cabiaglio e un vivaio didattico sulle varietà locali di castagno, un percorso di Orienteering, una scuola di mountain bike e un adventure park.

L'ampio parco (163.000 mq) in cui sono collocati i vari fabbricati (compreso una vecchia fornace del XIX sec.) è caratterizzato dalla presenza di viali e stradine interne che consentono di visitare l'intera proprietà risalendo fino alle pendici del Monte Legnone, a quota 760 s.l.m.

Dirimpettaia del Villaggio Cagnola è la Fornace della Riana, antecedente al 1875, e in disuso dal 1972. Dall'altoforno di forma conica in pietra e legno, partiva un passaggio aereo in ferro montato su 5 piloni in pietra, adibito al trasporto dei carrelli dalla cava all'altoforno. Corpi che si intravedono ancora tra le rovine abbandonate.

 

 



Vista dal Sacro Monte
Foto di Raffaele L'Abbate


Foto di Domenico De Lucia