Bardello


Il Fiume Bardello nasce come emissario del Lago di Varese, presso il comune di Bardello, a 238 m s.l.m. e, descrivendo un percorso sinuoso lungo 12,1 km con una pendenza media del 0,4 %, dopo aver raccolto le acque di un modesto numero di affluenti minori, sfocia nel Lago Maggiore in località Bosco Grande, sul confine tra i comuni di Brebbia e di Monvalle. Suoi affluenti sono la roggia Meurbia, il riale di Cocquio, il rio Morate (detto anche fosso Peschiera), la roggia di Brebbia.

Sino all'anno mille le sue acque furono utilizzate dalle popolazioni rivierasche per attingere acqua, abbeverare il bestiame, macerare la canapa e per il posizionamento di peschiere da anguille. Una pergamena del 1183 cita per la prima volta un mulino in Bogno; ne seguiranno presto altri.

In base alle varie esigenze, il corso del fiume viene modificato, vengono costruite rogge e canali. Nel 1582 si contavano lungo il suo corso sette mulini e una folla; nel settecento cinque mulini e tre folle in territorio di Besozzo e quattro mulini in quel di Brebbia. Nel 1886 esistevano sei mulini, tre cartiere, due filature, una torcitura, un setificio, una pileria e una segheria.

Nel suo "Laghi e Torbiere del circondario di Varese" (1884), l'ing Quaglia così elenca gli insediamenti lungo il Bardello nel 1884:

"... anima i molini di Cocquio, la filatura Lualdi, i molini di Madraro, la cartiera Del Vito, lo stabilimento cotonifero Cantoni, l'altro grandioso del Baumann sotto Besozzo al lavoro delle sete, la seconda filatura Cantoni, colla pileria di riso Roncari a Scissone, la cartiera a mano coi molini a Ronché, l'altra cartiera coi molini ai Piona, trascorre con una caduta di metro 4 entro beni Quaglia-Bollini, dà moto ai Molini Nuovi, dopo altra caduta Quaglia, per ultimo la sega Passera ed i molini alla Bozza..."


tratta da Miozzi 'Antichi mulini con opificio' - ed. Macchione 2003

Da più parti si auspicò una sorta di chiusa nel punto di scarico del lago di Varese, alta circa 80 cm, per poter regolare il livello del fiume (e del lago) e assicurare, anche nei periodi di siccità, agli opifici la forza motrice di cui necessitavano. Ecco allora le chiuse del Bardello.

Nel 1890 l'ing. Achille Buzzi sfruttando un'ampia ansa che il corso del fiume Bardello compiva tra Bogno e Brebbia, in località Bosco Grosso, avviò la costruzione di un canale artificiale, come corda di una curva in modo da costituire un salto d'acqua sufficiente per muovere le dinamo indispensabili per la generazione di energia elettrica. Nella primavera del 1893 venne inaugurata ufficialmente sia la centrale elettrica Buzzi che l'impianto di trasporto. Nello stesso anno i paesi di Brebbia, Olginasio, Bardello e Gavirate poterono vantare l'impiego della luce elettrica come elemento di illuminazione, quando a Varese ancora si discuteva sulla necessità di sostituire il gas.


Ingresso del Bardello alle turbine della centrale idroelettrica.