Clivio


Foto di Dona Gatto

Situato su un colle ("clivium") da cui si domina la vallata del Mendrisiotto, il comasco e le colline circostanti degradanti verso la pianura lombarda, si ritiene fosse stata abitata dagli Orobi, popolazione della Gallia Cisalpina, che abitava la regione montuosa tra il lago di Como e il lago di Garda.

Clivio fu una colonia dell'Impero Romano e Cesare vi stabilì una stazione per fare svernare le sue legioni, che agivano come punta avanzata dell'esercito contro i Barbari d’oltre alpe.

Fu patria dei nobili Clivi, annoverata fin dal sec. XI tra le più potenti famiglie della Lombardia; da questa famiglia discendeva l'arcivescovo Giordano Clivi, che scomunicò Enrico IV per aver tolto dalle mani del pontefice la corono pontificia, e che è ora sepolto in sant'Ambrogio a Milano. A lui si deve, nel nostro Rito, la festa della Commemorazione dei defunti.

Alla base del colle su cui sorge il vecchio centro storico, scorre il torrente Lanza, che nel suo percorso in paese prende il nome di torrente Clivio. Lungo questo torrente sono ancora visibili due mulini: il Mulino di sopra, conosciuto fin dal 1550, dove fino al 1940 si trovava una filanda, ed il Mulino di sotto del quale rimangono purtroppo poche tracce di storia. Le due frazioni che hanno preso il nome da questi antichi insediamenti sono oggi in fase di sistemazione da parte di privati che ne valorizzano l'antica storia.

Nel 1810 nei Cantoni del dipartimento lariano furono soppressi molti Comuni e Viggiù con Saltrio e Clivio furono “uniti” in un unico Comune. Tale intervento di soppressione suscitò il malcontento tra le popolazioni e solo successivamente alla sconfitta di Napoleone Clivio ritornò ad essere un Comune autonomo, precisamente nel 1816. Fin dopo le guerre risorgimentali dal 1860, il paese di Clivio appartenne alla provincia di Como e dal 1927 alla provincia di Varese.

A differenza dei vicini Viggiù e Saltrio che basarono la propria economia sull'estrazione dalle cave di arenaria, a Clivio si sviluppò prevalentemente un'attività agricola.

Clivio è inoltre il primo centro abitato del massiccio del Monte San Giorgio, dal 2003 Patrimonio dell'Unesco. Il Monte San Giorgio, il Monte Pravello e il Monte Orsa sono riconosciuti come luoghi tra i più importanti al mondo per il ritrovamento di fossili.


Da vedere:

- la CHIESA DI SANTA MARIA DELLA ROSA, attualmente di proprietà privata, per la sua posizione isolata potrebbe essere stata in passato un monastero, infatti nel catasto teresiano è indicata come Abbazia della rosa. Costruita interamente in pietra e adibita nel '600 a lazzaretto conserva affreschi del quattrocento.

Clivio Santa Maria
Santa Maria della Rosa

- la CHIESA DI SAN MATERNO, romanica con affreschi del sec. XVI

- la PARROCCHIALE DEI SANTI PIETRO E PAOLO, edificata attorno all'anno Mille, al fianco della quale sorge l'ossario in stile barocco

- l'edificio denominato CASA REALE(in via Albuzzi) in cui sul finire del 1600 dimorò Giordano Bruno, e che oggi ospita la Biblioteca e una sala polivalente

- lungo il torrente Clivio i due mulini, già attivi nel 1550, il Mulino di Sopra, collegato a una filanda che operò fino al 1940, e il Mulino di Sotto di cui restano poche tracce

Clivio San Materno
San Materno

Clivio Palazzo Reale
Casa Reale

Clivio SS Pietro e Paolo
SS. Pietro e Paolo



Curiosità, tradizioni, leggende e ... un po' di storia

 

- da Progetto CIVITA - Le istituzioni storiche del territorio lombardo - Regione Lombardia alcune notizie storiche sul comune di Clivio

 


San Materno
Foto di Liliana Farini

Clivio Casa Reale
Portici di Casa Reale
Foto di Fabio Calanca



Nell' Antiquario della Diocesi di Milano dell'arciprete oblato Francesco Bombognini - 1828 - si legge:

CLIVIO conserva ancora i monumenti di sua antica grandezza nell'età romane. Da una lapide che esisteva nella chiesa di santa Maria Rossa, si rilevò essere qui stata l'armeria dei Romani col capomastro de' fabbri militari a lavorare stromenti di guerra per rattenere l'impeto delle alpine nazioni. Eranvi dei monasteri di monache, e durò poi fino ai tempi di s. Carlo una collegiata di 12 canonici coll'arciprete, dipendente, secondo il Giulini, nel 1140 dal capitolo di Varese.
Nella vaga parrocchiale di s. Pietro avvi una lapide coll'epitaffio dinotante esser ivi sepolta una nobil donna del secolo IX, che diede il tutto pel cibo de' poveri. Fino dai primi secoli dominava qui la famiglia Albuzia, che credesi di romana origine.
Nacque in Clivio Giordano nostro arcivescovo, che nel 1112 entrò con terribile esercito in Come e l'incendiò.