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30 December 2025
Città

Alla scoperta di Grantola: un borgo incastonato tra le valli varesine

Dic 30, 2025

angoli più autentici della Valcuvia, dove il tempo sembra aver rallentato il suo corso per preservare un’identità storica preziosa. La conformazione geografica del paese, protetto dai rilievi prealpini e solcato dal torrente Grantorella, ha favorito nei secoli lo sviluppo di un abitato compatto, caratterizzato da un’urbanistica spontanea che si snoda tra vicoli stretti e ampie corti.

Cenni sulla geografia e le radici storiche

Il territorio di Grantola si estende su una superficie caratterizzata da un fondovalle fertile e da pendii boscosi, elementi che hanno reso la zona un luogo di transito ideale sin dall’antichità. La geografia del borgo è stata plasmata nel tempo dall’azione delle acque e dalla necessità di difendere gli insediamenti dalle frequenti esondazioni, portando alla costruzione di un abitato compatto e strategicamente sopraelevato rispetto all’alveo principale del Margorabbia. Dal punto di vista storico, le prime testimonianze documentali risalgono al periodo medievale, quando il borgo faceva parte della Pieve di Valcuvia, un’unità amministrativa e religiosa di fondamentale importanza per il controllo delle valli varesine. Durante il periodo feudale, Grantola passò sotto l’influenza di diverse casate nobiliari che ne modellarono l’assetto urbanistico, favorendo la costruzione di dimore di pregio e il consolidamento di un’economia basata sull’agricoltura e, successivamente, sulle prime attività di trasformazione delle materie prime locali, garantendo al paese una stabilità che ancora oggi si riflette nella solidità dei suoi edifici storici.

Il patrimonio monumentale e i tesori del borgo

Grantola si offre allo sguardo come un mosaico di architetture spontanee e tesori d’arte sacra, conservando un’atmosfera sospesa che permette di comprendere l’evoluzione di un territorio capace di mantenere intatta la propria identità nonostante il trascorrere dei decenni.

La chiesa di San Carlo

Eretta nel 1599 su disegno del celebre architetto Francesco Maria Richini, questa struttura rappresenta uno dei vertici artistici del borgo. Sebbene sconsacrata dal 1965, conserva intatta la sua eleganza barocca; l’antico organo, l’altare e i decori originali sono stati trasferiti nella nuova chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo per garantirne la conservazione. Oggi lo spazio è diventato un vivace centro per convegni e attività culturali, mantenendo viva la sua funzione di punto di riferimento per la cittadinanza.

La chiesa di San Pietro

Risalente all’XI secolo, questo edificio è la testimonianza più antica dell’importanza religiosa di Grantola nel Medioevo. Antica parrocchiale comune anche per Mesenzana, la chiesa mostra nelle sue linee essenziali il carattere del romanico prealpino, agendo come un custode silenzioso di secoli di liturgie e tradizioni popolari che hanno unito le genti di questa valle sotto un’unica guida spirituale.

Il lavatoio comunale e l’affresco della Madonna

Questo manufatto rappresenta il fulcro della vita sociale di un tempo, dove la gestione dell’acqua era fondamentale per la quotidianità domestica. Accanto alla struttura si trova un affresco datato 1618 che raffigura la Madonna delle Nevi con il Bambino, un’opera devozionale di grande pregio che testimonia la volontà di porre sotto la protezione divina uno dei luoghi più frequentati e vitali del borgo antico.

Le Mura sul torrente Grantorella

Situate lungo le rive del torrente, queste imponenti strutture restano ancora oggi avvolte nel mistero per quanto riguarda la loro reale origine. Molte ipotesi suggeriscono che si tratti dei resti di un antico castello o di una fortificazione difensiva distrutta durante il passaggio dei Lanzichenecchi, offrendo un’immagine suggestiva e quasi malinconica della potenza militare che un tempo doveva caratterizzare l’accesso al paese.

I dipinti di via Gandini

Passeggiando lungo questa via storica, è possibile ammirare un ciclo di pitture murali che celebrano la memoria del lavoro locale attraverso la raffigurazione dei vecchi mestieri. Questi dipinti non sono semplici decorazioni, ma agiscono come un archivio visivo che permette di riscoprire figure ormai scomparse, come arrotini, calzolai e artigiani, che per generazioni hanno garantito la sussistenza e lo sviluppo economico di Grantola.

L’identità contemporanea tra memoria e scienza

Oggi Grantola si presenta come un borgo capace di proteggere la propria fisionomia storica senza rinunciare al fascino delle scoperte che ne hanno segnato il passato intellettuale. Un esempio emblematico della curiosità che questo territorio ha sempre suscitato è legato all’enigma del vulcano di Grantola, una vicenda scientifica che risale alla fine del Settecento. Fu il vulcanologo Fleurian de Bellevue a sostenere con convinzione che i monticelli situati a est dell’abitato, caratterizzati dalla presenza di pietra porfirica rossa, fossero in realtà i resti di un antico vulcano. Questa ipotesi, documentata con precisione anche negli archivi della Comunità Montana del Piambello, ha alimentato per decenni dibattiti sulla natura geologica della zona, aggiungendo una sfumatura quasi mitologica al paesaggio locale.