Cittiglio

Cittiglio Panorama

Cittiglio è situato allo sbocco della Valcuvia, a 4 km dal Lago Maggiore, e ai piedi del Monte Sasso del Ferro e del Monte Nudo.


Cittiglio, San Biagio e il Monte Rosa
Foto di Alberto Capoferri

L'abitato è divisio in due nuclei: quello più antico, posto sulla collina alla destra della provinciale è detto di San Biagio dalla piccola chiesa ivi eretta in epoca longobarda o altomedievale e più volte rimaneggiata. Scavi archeologici hanno portato alla luce affreschi databili all'anno mille, monete romane (XI-XVI sec.) oltre a numerosi altri oggetti antichi e tombe sepolcrali.

Cittiglio San Biagio

L'altro, alla sinistra della provinciale, è caratterizzato da edifici sei-settecenteschi tra i quali spicca Casa Corti, con affreschi del sec. XVII-XVIII, e Casa Ripamonti, ex palazzo Della Porta con affreschi del sec. XVIII. Da visitare anche la parrocchiale di S. Giulio in stile barocco, con un elegante pronao e all'interno un pulpito in legno intagliato con la Presentazione di Gesù al tempio di Bernardino Castelli (1625-1725), noto intagliatore varesino.

Cittiglio San Giulio

Superando il ponte in pietra che sovrasta il torrente S. Giulio, che lambisce l'abitato, si raggiunge dopo un breve tratto in salita alla prima delle tre cascate che il torrente forma in un suggestivo vallone scavato nella montagna. Le altre sono distanziate da una ventina di minuti di cammino l'una dall'altra.

Cittiglio Cascate

A Cittiglio ha sede il Museo Alfredo Binda, uno dei ciclisti più grandi di sempre, vincitore di cinque Giri d'Italia, tre campionati del mondo su strada, quattro Giri di Lombardia, due Milano-Sanremo e quattro Campionati nazionali su strada.

Nel 1927 i Comuni di Brenta e di Vararo furono aggregati al Comune di Cittiglio, ma mentre Brenta ritornò autonomo nel secondo dopoguerra, Vararo ne fa ancora oggi parte.

Dal centro di Cittiglio, imboccando una via stretta, si raggiunge Vararo, che ha saputo mantenere intatta la natura che lo circonda.
In posizione periferica, nel 1796 venne edificata, sopra un'esistente edificio di culto di cui conserva le campane, la chiesa di San Bernardo.


Foto di Francesco Capoferri

Dai numerosi sentieri che si dipartono dal borgo si possono ammirare splendidi panorami sul Lago di Varese e sul Lago Maggiore.

Per gli amanti della bicicletta, poco dopo Vararo si inerpica la famosa sterrata che porta al passo di Cuvignone.

Vararo
Vararo San Bernardo

Vararo Cuvignone

Vararo Panorama sul Lago Maggiore

Vararo Cuvignone
Panorama dal Cuvignone
Foto di Davide Ecca


Curiosità, tradizioni, leggende e ... un po' di storia

 

- da Progetto CIVITA - Le istituzioni storiche del territorio lombardo - Regione Lombardia alcune notizie storiche sul comune di Cittiglio

Cenni Corografici Storici Statistici della Valcuvia Brevemente e Liberamente esposti di Michele Lajoli - Milano 1876

E' lontano due chilometri circa da Brenta, e poco meno di otto da Cuvio: il paese è situato sul fianco destro della strada provinciale Varesina per Laveno. Cittiglio è Capoluogo del Consorzio per la ricchezza mobile, e quivi siede la Commissione che esamina e decide sui ricorsi dei contribuenti che hanno domicilio negli otto comuni della bassa Valcuvia. Avvi un Ufficio postale di seconda classe.
Questo paese conta 1140 abitanti; il territorio è censito scudi 30,889,5,4, ed ha per confini all'est quello di Brenta, al sud quelli di Caravate e di Gemonio, al nord quello di Vararo, ed all'ovest i territori di Laveno e di Mombello Lago Maggiore.
Al centro principale di Cittiglio sono unite tre popolose frazioni denominate Fracce, Cassine Pianazze e San Biagio.
Nella prima a pochi passi dalla strada provinciale, ed a sponda sinistra del Boese, che si passa sopra un'antico ponte di vivo, trovasi l'Ospedale Luvini fondato per disposizione testamentaria del benemerito Nobile Carlo Luvini morto l'anno 1822 in Milano, nel quale sono accettati, assistiti e curati gli ammalati poveri dei comuni appartenenti alle tre Pievi di Cuvio, di Besozzo e di Leggiuno, con preferenza a quelli delle famiglie coloniche che godono e lavorano beni e case già spettanti al pio fondatore. Vi sono quindici letti per gli uomini ed altrettanti per le donne. La cura degli infermi e la direzione interna dello stabilimento sono affidate all'esimio signor dottore Massimo Sangalli, che da oltre trentacinque anni ne disimpegna le mansioni con amore e zelo indefesso, ond'è meritatamente amato e riverito da tutti per esperimentata capacità congiunta alle migliori doti dell'animo e del cuore. Il signor dottore Sangalli è investito della Condotta Medico-Chirurgica di Cittiglio e comuni uniti. Gli stabili ed altri beni dell'Ospedale Luvini sono amministrati da una Commissione di cinque probi cittadini scelti fra i paesi delle tre summentovate Pievi, e nominati dal Consiglio Provinciale, la quale è assistita da un Segretario, da un Cassiere e da un Fattore per ciò che riguarda l'azienda agricola nei varj paesi.
Nella frazione Fracce si è pure stabilita una Farmacia pel comodo e pronto servizio del pubblico, e dell'Ospedale. Dopo che gli Austriaci sloggiarono dalle fortificazioni di Laveno, nel Giugno 1859 furono trasportati nell'Ospedale Luvini quattro cacciatori delle Alpi ed un Ufficiale dello stesso corpo, che erano stati feriti e rimasti prigionieri nell'attacco notturno del più elevato forte denominato Castello. In questo stabilimento furono curati e trattati come in famiglia, e non lo abbandonarono che a compiuta guarigione.
Nella frazione San Biagio esiste una Chiesuola che si ritiene fabbricata sul posto dove anticamente eravi una fortezza. Tale induzione acquista valore dalle grosse muraglie della Chiesa medesima e dalla torre che serve da campanile, la cui costruzione dinota che formava parte di un forte. Anche la località sovra uno scoglio tagliato dalla natura quasi a picco, lambito a nord dal Boese, dalla quale si domina la strada che mena al Lago Maggiore, e buon tratto della Valcuvia, conferma che il castello di San Biagio fosse la chiave della Valle stessa dalla parte di ponente verso Laveno. Si rinvennero alcune iscrizioni dell'epoca romana, che dicesi siano state ritirate da un diligente Archeologo.
Nella frazione Cassine Pianazze i signori Pozzi di Brenta hanno una filanda di bozzoli di qualche importanza, giacché lavora quasi tutto l'anno. La Chiesa Parrocchiale sotto gli auspicj di San Giulio è situata all'ingresso principale di Cittiglio; è la più vasta, ed una della più belle della Valcuvia. Ha un maestoso pronao a doppio colonnato di granito, ed una grandissima piazza verso ponente. Degni di attenta osservazione sono: la loggia dell'organo, il pulpito e l'altar maggiore, tutti di noce, con intagli a figure ed ornati eseguiti da mano peritissima. Nelle sei cappelle sono meritevoli di essere contemplati alcuni quadri ad olio, che si stimano della scuola di Procaccini. Il campanile per la sua solida costruzione, per l'eleganza di disegno e per ragguardevole altezza, è senza dubbio il miglior che vi sia in Valcuvia. Il curato di Cittiglio, è nominato dal Vescovo, ed ha un coadjutore per la cura delle anime, e per i conforti spirituali agli ammalati degenti nel succennato Ospedale Luvini.
L'inverno in questo paese è mite, perché l'abitato è precisamente esposto a mezzogiorno ai piedi del Monte Cerreda, conosciuto anche col nome di Boscero. I prodotti principali del territorio di Cittiglio, sono galletta, legna e vino: sono prelibati i vini del Ronco del Sasso, e della Pianella ivi crescendo le viti in terreno argilloso calcareo.
Le acque del Boese, oltre all'irrigazione di qualche prateria servono a dare movimento a tre Molini per le granaglie, e ad una sega di legnami d'opera, per la maggior parte larici e pecchie che il proprietario signor Carlo Fidanza deriva dalle montagne svizzere, e fa tradurre per la via acquea sino al porto di Laveno. La ditta, che di tali legnami negozia all'ingrosso, per facilitarne lo smercio, tiene un assortito magazzino anche in Varese.
Tanto nel centro principale di Cittiglio, quanto nelle cennate frazioni, si vedono sparse varie fontane d'acqua limpidissima e fresca con abbeveratoj pel bestiame, e pubbliche lavanderie, delle quali le acque torbide servono ad irrigare fondi privati.
Cittiglio ha una Società di mutuo soccorso per l'assicurazione del bestiame non ha guari instituita per lodevole iniziativa di un influente conterraneo.
In questo bel soggiorno, per lo passato erano solite a villeggiare nobili famiglie milanesi fra le quali primeggiavano l'Andreoli, la Della Porta e la Luvini, che in autunno tenevano circoli brillanti, ed invitavano a lieti e splendidi conviti. Quantunque siano ora estinte le sudette famiglie, Cittiglio è sempre frequentato dai villeggianti, quì attratti dalla salubrità del clima, dall'amenità del sito, e dai comodi della vita.
Le famiglie dei Lozzia e dei Stefanoli hanno originato uomini colti, dotti ed ingegnosi.
Ascendendo per roncaglie, selve e boschi per un sentiero disagiato fra sassi e scogli lungo più di quattro chilometri si arrampica all'alpestre Vararo.

VARARO - Il paesello è collocato in una valletta soturna e solitaria contornata dalle varie vette delle sue montagne, che lo difendono dall'arie e dai venti freddi nell'inverno, il quale è meno rigido di quanto sembra riflettendo all'elevata sua postura.
Due secoli addietro Vararo era una frazione del comune di Cittiglio, i cui abitanti vi si recavano nell'estate a far pascolare il bestiame: alla spicciolata cominciarono a fermarsi colle famiglie, ed ora è un piccolo comunello di 290 persone coll'estimo catastale di scudi 1653,5,3, di cui un quarto gravita sopra boschi di proprietà comunale. Il territorio Vararese confina con quello di Brenta all'est, di Cittiglio al sud, di Veccana al nord, ed all'ovest col territorio di Laveno.
Il comune di Vararo è aggregato alla condotta Medico-Chirurgica di Cittiglio. Colassù a ponente dell'abitato in una campagnuola di limitata superficie si coltivano le canape, le patate e la segale che danno un buon raccolto per la quantità del concime che vi si sparge essendo abbondante in proporzione del terreno. Nei broli attigui all'abitato prosperano le piante da frutto, e nelle selve le castagne, che sono di una bontà particolare.
Gli uomini costumano recarsi durante l'inverno nella bassa Lombardia a lavorare nelle vigne, e nella buona stagione emigrano altrove ad esercitarvi diversi mestieri purché guadagnino quanto basti a sussidio delle donne, dei piccoli e dei vecchi che inabilitati al lavoro sono costretti di rimanere al paese. Le donne si dedicano alla coltura dei campicelli ed all'allevamento delle bovine, delle capre e delle pecore, col di cui latte ottengono una speciale qualità di formaggio che a tanti torna graditissimo.
In generale però il paese è povero, ed il comune è sicuramente il più povero della Valcuvia perché non ha redditi, nè risorse di sorta, per modo che per sostenere le spese ordinarie deve ricorrere alla sovrimposta sull'estimo dei possessori privati, che non è e non potrà mai essere minore di L. 1,20, per scudo.
La Chiesa Parrocchiale dedicata a San Bernardo offre nulla di rimarchevole, tranne la figura del Titolare che fu dipinta da pochi anni a buon fresco sulla facciata della Chiesa stessa. Il Curato abita una casa abbastanza comoda ed esposta a mezzogiorno con giardino e chioso annessi. La di lui nomina si fa dai terrieri.
La sagra che ricorre nell'Agosto d'ogni anno chiama su cotest'altura una quantità straordinaria di gente a far merenda sul verde tappeto dei prati all'ombra di annose piante, o di folte siepi e boschetti e così passare allegramente la giornata, che solitamente si chiude con un animatissimo ballo popolare e fra i brindisi all'amicizia ed alla libertà colle bottiglie ed i bicchieri in mano. Nel successivo mattino nei siti di quella chiassosa baldoria regna di bel nuovo la solitudine, e solo si aggira il cane dell'alpigiano a raccogliere i meschini avanzi delle mense a cui si assisero le festanti brigate d'ogni ceto e sesso a dar ragione all'appetito, che colassù spiega la massima esigenza, tanto più maggiore nei giovani che si recano alla Pizzona dell'Orsera ed alla sommità della Cereda per godere il ridente e stupendo panorama che si presenta all'occhio dei curiosi amatori delle bellezze dei monti.
E' antica la costumanza che scrupolosamente si osserva in occasione della Sacra di San Bernardo: ai terrazzani di Cittiglio e di Laveno, che si recano processionalmente a Vararo accompagnati dai rispettivi Parroci, prima di entrare nella chiesa , viene offerto tanto agli uomini che alle donne ed ai ragazzi una razione di pane di segale e formaggio di capra fabbricati in luogo, e somministrati dalle famiglie Vararesi in ragione del numero degli individui che le compongono. Se per qualche circostanza impreveduta o speciale, le dette razioni non vengono distribuite tutte, la rimanenza viene consegnata alla Congregazione di Carità acciò sia ripartita fra i più bisognosi del paese.
Da Vararo per un sentiero scorrente fra balze e boschi si può discendere all'Alpe detto di Chivignone su quel di Veccana in Valtravaglia, e per una rapidissima strada mulattiera, grossolanamente selciata, precipitare a Laveno dove i Vararesi portano o trascinano a vendere nei giorni di mercato gli scarsi loro prodotti.
Nella discesa di ritorno a Cittiglio, l'occhio spazia per la vastità dell'orizzonte, ammira sorpreso stupendi quadri di variate prospettive, mentre a fianco del rustico sentiero, che si percorre a rilento, romorose e spumeggianti cascate, che si slanciano fra i latistanti burroni, palesano la smisurata loro altezza, e la copia delle acque, che scaricano in profondi pozzi per riprendere il primo loro corso. Codeste cateratte, e fra gli scogli boscati da cui sono recinte formano un complesso di meraviglioso e di sublime, che può interessare ogni amatore del bell'orrido della natura.