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Castelseprio

Castelseprio Parrocchiale

La cittadina è famosa per la zona archeologica situata a circa un chilometro dall'attuale centro abitato, per altro preesistente alla distruzione della fortezza e denominato Vico Seprio. Gli studiosi hanno sempre supposto una retrodatazione del borgo rispetto all'epoca del castrum sulla collina, ma soltanto nel Settembre 2000 sono venuti alla luce reperti archeologici che spostano l'origine del borgo al II° sec. a.C.

Sul pianoro che si affaccia a strapiombo sulla valle dell'Olona, i romani costruirono un castrum, Castro Seprio, e lo utilizzarono come punto di avvistamento e segnalazione attorno al secolo IV. Una strada militare lo collegava a Como e al basso Verbano attraverso la Valle dell'Olona. Poco lontano, presso Malnate, questa strada ne incrociava un'altra che, scendendo dai passi alpini per Bellinzona e il Monte Ceneri si divideva in due rami, uno per Novara e uno per Milano.

Il borgo sorto attorno al castrum assume una notevole importanza tanto da annoverare nel V secolo una basilica, un battistero, una casa-forte e una munita cinta di mura che si spingeranno successivamente a nord-est, fino all'avamposto dominato dal torrione di Torba.

Con i longobardi e i carolingi, il castello - assieme al vasto borgo che lo circondava - divenne capitale amministrativa, giudiziaria e militare di un territorio vastissimo, il Contado del Seprio. A Nord comprendeva le pievi di Lugano, a nord-ovest quelle di Cannobio, a nord-est quelle di Fino Mornasco e di Appiano Gentile, a sud quelle di Gallarate e di Somma Lombardo: un territorio che oggi si stenderebbe su tre province italiane (Varese, Como, Novara) e sul cantone svizzero del Ticino.

La favorevole posizione a controllo delle strade lo fece diventare un importante luogo di raduno e centro di mercato agricolo. Qui funzionava una zecca, probabilmente solo durante le riunioni di mercato, che coniava anche monete auree.

Teatro di scontro nelle lotte tra Torriani e Visconti, dopo anni di assedi e assalti, la distruzione totale della rocca venne decretata dall'arcivescovo e signore di Milano, Ottone Visconti : " Castelseprio sia smantellata e perpetuamente resti tale, nè alcuno osi o presuma di potervi ancora abitare".

Nella notte tra il venerdì 28 e il sabato 29 marzo 1287 Ottone Visconti riesce col tradimento ad introdurvi decine di montanari dell' Ossola, fedeli all'arcivescovo, dice una cronaca, "come per caso". Secondo altra fonte si trattava invece di muratori che vi si trovavano già per lavorare alle fortificazioni o ancora, pastori, dato che si teneva in quei giorni una grande fiera. Di fatto le guardie del conte Guido di Castiglione furono sorprese e sopraffatte. Lo stesso conte riuscì a salvarsi soltanto fuggendo attraverso un passaggio segreto e di lui non si seppe più nulla.

Castelseprio venne demolita: per sette secoli il silenzio, la boscaglia, l'assenza dell'uomo hanno regnato su Castelseprio.

Ancora alla fine del Settecento il capitano e il podestà del Seprio (residenti in Varese e in Gallarate) giuravano che non avrebbero consentito ad alcuno di abitare nella località distrutta. In effetti, la pieve e le autorità civili, passate dai conti del Seprio all'arcivescovado di Milano, si trasferirono nei paesi vicini: la località cadde in abbandono e i resti ricoperti dalla vegetazione.

Solo negli anni cinquanta si iniziarono scavi e ricerche archeologiche. Gli scavi hanno portato alla luce resti del castello e delle torri, parte della basilica di San Giovanni Evangelista, un piccolo battistero con due vasche battesimali, una chiesa dedicata a S. Paolo e i resti di un convento tardomedievale.

Il monumento più importante fra quelli emersi dagli scavi è senza dubbio la piccola chiesa di Santa Maria Foris Portas, posta a qualche centinaio di metri dal perimetro del castello: si tratta di un tipico edificio paleocristiano, con tre absidi disposte a trifoglio. Si ritiene che la chiesa risalga al VII e forse al VI secolo, sia per la forma della pianta che per gli affreschi che decorano l'interno.

Castelseprio Santa Maria Foris Portas
Foto di Roberto Sivieri

Da vedere:

- la PARROCCHIALE DEI SANTI NAZARO E CELSO, la cui esistenza alla fine del XIII secolo è attestata dal Liber Notitiae Sanctorum Mediolani. Nella prima metà dell'ottocento venne ampliata su progetto dell'architetto Franco Turconi, che prevede un cambio di orientamento: l'ingresso del nuovo edificio avverrà infatti da sud e la chiesa precedente costituirà il transetto della nuova. All'interno si trova un affresco raffigurante la Madonna del Latte di epoca quattro-cinquecentesca. La chiesa viene consacrata dal Cardinal Schuster il 26 luglio 1936.

Castelseprio SS Nazaro e Celso

- la CHIESA DI SANTA MARIA ROTONDA, ai margini dell'abitato di Vico Seprio, all'ingresso del paese, edificata nel 1488 come cappella privata della famiglia Martignoni. Le decorazioni interne ( probabilmente del XV sec.) risultano intonacate e sono visibili solo due riquadri sull'altare.


Foto di Daniele Beati

- ilPARCO ARCHEOLOGICO, dichiarato nel 2011 Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco


Castelseprio Castrum
Panorama dal Castrum
Foto di Antonio Filippi


Curiosità, tradizioni, leggende e ... un po' di storia

 

- da I Viaggiatori Ignoranti: Castelseprio: remota fortezza a cavallo tra due mondi

- da I Viaggiatori Ignoranti : Santa Maria foris portas a Castelseprio

- da ViaggiNellaStoria® di Ferruccio C. Ferrazza: Castelseprio - Un po' di storia

- da Progetto CIVITA - Le istituzioni storiche del territorio lombardo - Regione Lombardia alcune notizie storiche sul comune di Castelseprio

 

 



Nell' Antiquario della Diocesi di Milano dell'arciprete oblato Francesco Bombognini - 1828 - si legge:

ANTICO SEPRIO È spiacevole cosa che nessuno dei tanti ingegni che onorano la patria nostra, non ci abbia sino ad ora data una dotta descrizione degli avanzi del celebre Castel-Seprio. Pare che colla scorta di diligenti indagini in luogo, coll'esame di quanto è stato detto per incidenza dai nostri scrittori, e con pertinaci investigazioni negli archivj, ne possa emergere un libro dilettevole, e giovevole non poco ai progressi della storia patria. Più che i limiti del nostro lavoro, l'insufficienza nostra ci permette soltanto di esporre alcune poche notizie intorno a Castel-Seprio, dopo aver fatto parola delle terre che formano la pieve di Carnago, ne' di cui confini esistono gli avanzi del medesimo.

Il luogo dell'antico rinomato Seprio, della di cui origine è difficile fissar l'epoca, è ora un bosco tutto ripieno di diroccate mura. Probabilmente è più antico di Milano. Volgarmente chiamavasi ne' secoli scorsi, e chiamasi ancora Castel Severo. Con soverchia bonarietà Carlo Girolamo Cavazio della Somaglia dice che 'vi sono di quelli che asseriscono che così chiamavasi da Severo imperatore dicendolo di patria milanese, o che lo stesso imperatore ne riportasse dal castello il n ome per essere di quel medesimo luogo nativo'.

Ne' secoli di mezzo era un borgo ragguardevolissimo, o per meglio dire una città munita d'un castello insuperabile. Fu capo d'un esteso contado che comprendeva anche le pievi di Varese, di Valtravaglia, di Brebbia, di Legiuno, di Arcisate, di Mezzana, di Arsago, di Soma, di Gallarate, di Olgiate, di Parabiago, di Appiano, di Cannobio, di Valcuvia e quelle di Oggiate e di Fino nel Comasco. Si reggeva indi il Seprio sotto il governo de' proprij conti. Perdettero questi la loro autorità, quando i Sepriesi vollero reggersi coi consoli a modo di repubblica. Fu allora che cominciò ad affettar l'indipendenza da Milano colla scorta della nobiltà, di cui abbondava. Anzi fattosi più ardito, si collegò coi nobili nella guerra civile del 1144, assediando Milano per tre anni continui: si collegò dippoi coll'imperatore Federico I, detto il Barbarossa, che tante volte abbiamo e dobbiamo ancora rammentare, il quale fece col Seprio una stretta alleanza. Nel 1168 si riunì poi ai Milanesi ossia alla lega Lombarda contro lo stesso imperatore Federico.

Molte volte poi fu assediato dal popolo di Milano; lo fu in specie nel 1257, perché diede rifugio alla nobiltà esule coll'arcivescovo Leone da Perego; lo fu nel 1276, per avere accolta la nobiltà coll'arcivescovo Ottone. Fatto signore di Milano Ottone Visconti ebbe il dispiacere di vedere consegnato il Seprio per tradimento nelle mani de' suoi nemici Torriani. Allora i Milanesi sotto la condotta di Gaspare da Garbagnate, che portava lo stendardo di s. Ambrogio, e dell'abate Pusterla di s. Celso, vennero qua, s'impadroniron del borgo, il quale dopo tre giorni conceduti ai borghigiani per uscirne, fu tutto saccheggiato. Non essendovi poi speranza di avere il castello, o diciamo più esattamente la rocca, in cui erano chiusi i primati del luogo, si ritirò l'esercito dopo l'assedio inutile di sedici giorni. Ma l'arcivescovo Ottone pensò di smantellare un luogo così infesto a Milano. Concertò l'impresa con alcuni montanari dell'Ossola, quanto robusti altrettanto ingegnosi, i quali ripartitamente come a caso s'introdussero nel castello, e quando furono in sufficiente numero, la notte del 28 marzo 1286 sorpresero le guardie, scacciarono Guido Castiglioni fautore dei Torriani, e ad un certo segno accorse l'esercito appostato di Ottone, dal quale fu rovinato Castel-Seprio.

Per ordine di Ottone si inserì negli Statuti di Milano il famoso decreto, osservato poi con giuramento, di non edificare mai più, né abitare Castel-Seprio.

Il vicario del Seprio, residente in Gallarate, prima di entrare in possesso di quella dignità prestava un tale giuramento: ed è singolare come i nostri storici e cronisti abbiano ripetuto l'uno dopo l'altro questo barbaro decreto senza investigare le cause per le quali fu tanto compiutamente osservato. Simile bando fu fatto per Lecco dopo l'eccidio dell'anno 1296, ed in obbedienza è ormai divenuto una città, anzi lo è di fatto, se non di diritto. Le disposizioni di legge ingiuste non hanno il diritto d'essere lungamente osservate.

Non rimasero intatte che alcune chiese, che furono successivamente abbandonate. Così perì un luogo insigne, e secondo alcuni autori la prima sede degli Insubri. Epilogò molte di queste cose il celebre P. Ferrari nella seguente inscrizione: SVMBRIVM VETERVM INSVBRVM MONVMENTVM NOBILITATE ET OPIBVS ALTIVS SE EFFERENS MEDIOLANENSES DEPLORATA SPE PACIS DVM SVPERESSET EXCIDIO RVINAQUE AETERNVM MVLVTARVNT.

Si vede ancora in mezzo al bosco un avanzo della chiesa antichissima di s. Giovanni, plebana di quarantotto chiese, collegiata di diciotto canonici, che erano cavalieri del Seprio, e il di cui proposto era suddiacono e cappellano del papa. Fu questa chiesa officiata fino ai tempi di s. Carlo, il quale trasferì poi il proposto e i canonici a Carnago. Vicino a detta chiesa avvi l'avanzo d'un tempietto esagono antichissimo, con doppio ordine di porticati a colonne, inferiore e superiore, che si crede fosse un tempio dei Gentili, dedicato poscia a s. Paolo, ed indi forse il battistero plebano. Non molto distante esiste la chiesa di s. Maria, che si chiamava extra portam, in mezzo ai boschi essa pure, è ben conservata, e vi si celebrano in alcuni giorni dell'anno le sacre funzioni dal popolo di Carnago.

Sul pendio della valle si scorgono ancora le celle d'un monastero. Nel fondo della medesima si alza antica torre con una chiesa diruta e stallo chiuso quadrato, ed era il monastero di s. Biagio detto Turba, trasferito poi a Tradate. Nei primi anni del presente secolo demolendosi una porzione degli avanzi delle mura che cingevano Castel-Seprio, si trovarono cinque inscrizioni romane, che si conservano dai signori Parucchetti di Gornate inferiore. Quattro sono sepolcrali, e l'altra accenna un voto ad Ercole, trovansi in essi i nomi di Valeria, Veturia, Aprione, Campano, Tertullo.

Nella casa prepositurale di Carnago si vede un'ara a Giove ed agli Dei Infernali 'pro salute Memoriae Priscae, rinvenuta ne' dintorni di Castel-Seprio, ed accennata dal Grutero come scoperta 'in agro Mediolanensi.' Le famiglie Castigliona e Crivelli sono delle antiche del contado del Seprio.